domenica 28 febbraio 2010

Maccheroni con radicchio, broccoli e kaminwurz

Maccheroni con radicchio, broccoli e kaminwuster


Ieri mia moglie si è presentata con tutta una serie di paste fresche preparate in casa da una sua amica.
Mi pareva opportuno festeggiare questo bel dono con qualcosa pensato ad hoc per l'occasione, e mi piaceva l'idea di usare delle verdure di stagione.

Dal fruttivendolo ho avuto un paio di idee, quella che vi presento oggi parte dal radicchio tardivo, ma con alcune varianti.
Innanzitutto, dovete sapere che l'amaro del radicchio, specie se cotto, non piace molto a mia moglie. Per risolvere la questione ho voluto provare a mescolarlo con il broccolo fiolaro, molto più dolce ed amabile. Ma temendo che ancora non bastasse, prima di saltare in padella il radicchio, l'ho scottato in acqua e sale.

Non chiedetemi perchè, ma non ancora contento nell'acqua ho pure messo mezzo bicchiere di Prosecco doc di Conegliano: mi è venuto d'istinto legare il radicchio trevisano ad un vino della stessa terra. Forse mi sbaglierò, ma mi pare che con la sua freschezza e briosità abbia contribuito a "frenare" il carattere forte del radicchio.

Insomma sarà per la sbollentata o per il vino o per entrambe le cose, ma l'amaro del radicchio è completamente sparito, pur rimanendo il suo gusto tipico, che ho voluto esaltare (visto che c'era perchè non usarlo) con l'affumicato del kaminwurz.

La combinazione mi è piaciuta tanto che ho voluto osare forse oltre il lecito (tiratemi le orecchie se volete): una puntina di aceto balsamico. Un tocco leggerissimo ma appena appena presente che bilanciasse la dolcezza del broccolo. E poi ho già avuto modo di dirvi che sto scoprendo, poco per volta, questo prezioso alimento che avevo sempre sdegnato.

Maccheroni con radicchio, broccoli e kaminwuster

Ingredienti (per 2 persone)
  • 160 gr di pasta fresca
  • 1 piccolo radicchio tardivo
  • qualche cima di broccolo fiolaro (un pugno circa da cotti)
  • 1/2 bicchiere di Prosecco doc di Conegliano
  • 1/2 piccola cipolla
  • 1/2 kaminwurz
  • 2 mestoli di brodo vegetale
  • olio evo
  • 1/2 cucchiaio di aceto balsamico
  • uvetta (facoltativa)
Preparazione

Mettere a bollire due pentole d'acqua salata, mentre si affetta sottilmente la cipolla ed il kaminwuster. Lavare e pulire le cime di broccolo e dividere a metà il radicchio.
Sbollentare velocemente in una pentola, per qualche minuto, il broccolo fiolaro. Scolarlo e passarlo subito sotto l'acqua fredda. Nella stessa pentola dopo aver aggiunto il vino bianco, ripetere l'operazione con il radicchio.
Mettere a soffriggere dolcemente la cipolla, e prima che diventi trasparente, aggiungere il kaminwuster. Tagliare grossolanamente broccolo e radicchio ed aggiungerlo al soffritto.
Mettere a cuocere la pasta e continuare la cottura del condimento aggiungendo poco alla volta il brodo vegetale; questo potrebbe essere il momento di aggiungere un po' di uvetta, se non siete convinti di aver domato il radicchio.
L'ho provato ma personalmente penso sia una forzatura eccessiva.
Poco prima di finire la cottura insaporire leggermente con pochissimo aceto balsamico.

Io, anche se molti chef non sono daccordo, ho spadellato qualche minuto la pasta prima di servirla.

sabato 27 febbraio 2010

La torta della bontà - Prove tecniche


Oggi niente ricette, spazio invece ad un racconto; ho esitato a postarlo, perchè temevo venisse scambiato per una pubblicità, cosa che non ho mai voluto usare nel blog e non voglio fare ora.
Ma la visita della scorsa settimana alla Loison Pasticceri mi ha davvero colpito, e trattandosi di un nome che sempre più spesso compare nei nostri blog, volevo raccontarvi qualcosa di quest'azienda.


L'occasione è stata il ritiro di un omaggio per la partecipazione al contest Metamorfosi Naturale di Daphne (Metamorfosi rosa).

Non potevo lasciarmi sfuggire l'opportunità di conoscere quest'azienda, ed il suo direttore, il sig. Dario Loison, con la quale ultimamente stò spesso incrociando la strada, e che si trova a pochissimi chilometri da casa mia.

Dopo aver sponsorizzato il contest di Daphne, ora Loison è infatti anche sponsor del nuovo contest La torta della bontà proposto da Genny, alla quale anch'io collaborerò preparando e proponendo le finaliste ai miei colleghi nell'Angolo delle bontà , che in cambio di liberi contributi potranno assaggiare e votare la vincitrice.
Tutte le offerte verrano interamente devolute all'Associazione la Vita è un dono (ricordate Briciole di bontà ?).

La visita è stata piacevolissima: appena arrivato sono stato invitato allo spaccio, dove l'atmosfera vagamente leziosa ma non sdolcinata è stata la giusta introduzione alla scoperta dell'amore e della cura che questa azienda artigianale pone nel realizzare i suoi prodotti ed nel seguire i suoi clienti.
Nella lunga chiaccherata avuta con il sig. Dario Loison e nella visita al laboratorio di pasticceria ho avuto modo di scoprire come oltre alla più tipica e professionale capacità imprenditoriale del NordEst, in questa azienda ci sia un grandissimo amore per quello che si fa.

Un'azienda famigliare, dove il sig. Dario, rappresentante della terza generazione, è affiancato dalla moglie e dalla presenza degli ultra settantenni genitori. E come si farebbe mostrando la propria casa, il sig. Dario mi ha fatto visitare ogni aspetto della produzione, trasmettendomi la grandissima attenzione nella scelta dei prodotti, solo di primissima qualità, la cura nella realizzazione e nel modo di proporre il prodotto finito, fino a spingersi oltre la vendita.
Quest'ultimo punto spiega i ricettari "alternativi" sull'uso del panettone, la presenza di uno spaccio dove anche i prodotti che non possono trovare spazio nel mercato, vengono comunque proposti ai clienti più affezionati, fino alla recente presenza di Loison nel mondo dei food bloggers.

Se potete pensare che tutto questo possa anche essere stata solo una mia impressione, vi invito a provare i prodotti Loison, per vedere, toccare, odorare e e gustare cosa intendo.

Con l'occasione poi, il sig. Dario ha voluto donarmi, per proporlo ai miei colleghi nell'Angolo delle bontà, un panettone sperimentale, non ancora in commercio, nelle sue due versioni. In cambio mi è stato chiesto di ritornare le impressioni dei miei colleghi.

Devo dire che erano entrambi buonissimi, ma non chiedetemi di più (non vorrei svelare in anteprima un prodotto così particolare); vi dirò invece che diversi colleghi erano convinti fossero stati prodotti in casa, tanto erano freschi, fragranti, gustosi.
L'occasione è stata quindi una prova anche per la giuria del contest di Genny, ed un'ulteriore verifica che bontà chiama bontà, e che più buono è quello che si offre, e più buone sono le offerte.
Si è trattata infatti della raccolta più generosa da quando ho aperto L'angolo delle bontà.

Volevo quindi fare un ringraziamento speciale il Sig. Dario Loison ed i miei colleghi per la loro generosità.

domenica 21 febbraio 2010

Ravioli di verza e carne al vapore, ovvero ravioli cinesi

ravioli cinesi

Avete presente quando si parte dallidea di fare qualcosa e poi saltando di collegamento in collegamento si finisce a pensare a fare qualcos'altro ?

A me è successo ieri quando, dopo aver acquistato un piccola verza per farmi i pizzoccheri, sono finito a preparare dei ravioli al vapore.
Il fatto è che sono stato colpito, alla prima visita del suo blog, da un paio di ricette di Francesca (Pentole e allegria) sull'uso delle verze. I ravioli cinesi e gli involtini.
Poco dopo, visitando il blog di Mara (Pan di panna) risaltano fuori i ravioli cinesi. Non sono fatalista, ma se pensate che la sera prima avevo comprato dello zenzero e del macinato di carne... capirete anche voi che era chiaramente un segno del destino :D
E poi a vedere le delizie preparate da Francesca e Mara, mi era passata ormai la voglia dei pizzoccheri.

A dire il vero la sera ho preparato anche gli involtini di Francesca, ma avevo davvero poco tempo e non sono riuscito a fotografarli. Sono però davvero buonissimi e vi consiglio di provarli.

Ecco allora la mia versione della ricetta di Francesca, a cui ho apportato poche modifiche nel tentativo di smorzare i sapori.

ravioli cinesi

Ingredienti (per due persone)
  • 100 gr di farina
  • una punta di sale
  • 60 gr di acqua (circa)
  • 2 pugni di verza tritate finemente (scusate non le ho pesate)
  • alcune foglie di verza
  • 1 pugno di macinato di vitello (circa 50 gr)
  • qualche fettina di zenzero fresco
  • salsa di soja
  • brodo di pollo
  • 1 carota, 1 pezzetto di porro, qualche foglia di prezzemolo
  • olio evo
Preparate la pasta, lavorando brevemente, fino ad ottenere un impasto liscio ma morbido. Rivestire di pellicola e far riposare.
Intanto fate restringere il brodo, ed in una padella rosolate dolcemente la verza.
Dopo qualche minuto, aggiungete alla verza la carne e le fettine di zenzero sminuzzate. Completate la cottura (pochi minuti) ed insaporite con poca salsa di soja.
Dividete la pasta in 8 palline, che tirerete molto sottile a forma circolare. Mettete 1/8 di ripieno in ogni sfoglia e chiudete formando il classicco sacchettino arricciato: si procede proprio arricciando poco per volta il bordo e chiudendo con un mezzo giro ed una leggera pressione sul collo del sacchetto.
Mettete a cuocere a vapore i ravioli per 25 minuti, appoggiandoli sulle foglie di verza.
Per servire, versare sul fondo del piatto il brodo di pollo aromatizzato e salato con la sola salsa di soja (niente dado o sale). Quindi mettete i ravioli e decorate con stelline di carota, qualche foglia di prezzemolo e filetti di porro.

mercoledì 17 febbraio 2010

Finocchi più o meno inconsueti

Finocchi all'alchermes

Una cosa che non mi piace del mercoledì è che i negozi di alimentari sono chiusi. Siccome in genere piuttosto che programmare cosa cucinare, preferisco fare un salto dal macellaio o dal fruttivendolo e vedere cosa m'ispira, capite bene che quando sono chiusi vado un pochino in crisi.

Oggi, come al solito, mi sono arreso a guardare cosa si stava accumulando in fondo al frigo: eccolo là mezzo finocchio. Dovrebbe bastarmi, visto che stasera ceno da solo e che trattenermi un pochino, per una sera, non mi fa male.

Però il solito finocchio al latte... mi sono venuti a mente i Finocchietti in crema di stelle preparati a capodanno (anzi visto che non ancora postato la ricetta lo faccio ora).


finocchietti in crema di stelle

Però poi l'occhio mi è caduto anche sugli avanzi della bagna usata per le Pesche dolci toscane, e per associazione ho pensato a qualcosa letto sull'alkermes ed i suoi ingredienti.
Ricordavo delle spezie ed infatti fra queste c'è anche l'anice stellato. Dopo un veloce assaggio di qualche goccia di liquore ed un pezzetto di finocchio ho deciso per provare.

Sinceramente non so se consigliarvi questo strano abbinamento. A me è piaciuto, ma devo confessare che ho sempre adorato giocare con le spezie, ed in questo caso l'ho fatto senza risparmarmi :D
La prossima volta provo a proporlo in casa, anche se a dire il vero, pensando di servire dei finocchi rosa... ho qualche dubbio che vogliano anche solo assaggiarli ;)


Finocchietti in crema di stelle
  • 1 finocchio
  • 2 pezzetti di burro
  • 2 cucchiai di farina
  • 3 bicchieri di latte
  • farina q.b.
  • 5-6 anici stellati
  • sale e pepe
Sfogliare e fare a pezzi il finocchio. Sciogliere il burro e far soffriggere dolcemente, per poco tempo, il finocchio. Aggiungere il latte e l'anice stellato e continuare la cottura a fuoco dolce fino a quando i finocchi cominciano ad intenerirsi.
Togliere il latte residuo e l'anice stellato, quindi salare e pepare. Con il latte che non è stato assorbito dai finocchi (allungandolo se fosse poco), il secondo pezzetto di burro e la farina preparare una besciamella molto morbida, con la quale ricoprire i finocchi.
Versare la besciamella sui finocchi e gratinare per qualche minuto sotto il grill del forno. Decorare con l'anice stellato tenuto da parte.

Finocchio all'alkermes
  • 1 finocchio
  • 1 pezzetto di burro
  • 2 bicchieri di latte
  • 1 cucchiaio di farina
  • da 2 a 4 cucchiai di alkermes
  • sale
Sciogliere il burro nella padella e soffriggervi dolcemente per qualche minuto il finocchio a pezzi. Aggiungere il latte e continuare la cottura, aggiungendo altro latte se si asciugasse troppo.
Ad un paio di minuti dal termine salare ed aggiunge l'alkermes: iniziare con 2 cucchiai, dopo un po assaggiare e se sembra dominare il gusto del finocchio, aggiungerne un altro po', fino ad ottenere il giusto bilanciamento.
A cottura ultimata aggiungere poca farina per volta setacciandola e mescolando, fino ad ottenere che il latte residuo si addensi.

martedì 16 febbraio 2010

Cena con "Rosette di campo"

Ormai andare dal mio fruttivendolo rischia di diventare ogni volta una scoperta. Qualche giorno fa vado per prendere qualche patata, e vedo in una cassetta queste erbette.

rosette di campo


Non le avevo mai viste prima; chiedo che cosa sono e mi sento rispondere Rosette di campo. Si tratta dei germogli dei papaveri, quindi delle erbe selvatiche che vengono di solito raccolte prima dell'arrivo delle erbe più amare.

Non potevo lasciarmele sfuggire, ed anche se la pioggia le aveva parecchio sporcate, e sapevo mi sarebbe toccato una lavoraccio per pulirle, ho fatto una bella scorta.

Mi rimaneva scoprire come farle: posso io accontentarmi di lessarle e saltarle con burro e pancetta (che sarebbe un piatto più che delizioso) ? Certo che no !

rotolo di carne in crosta con rosette di campo


Ed allora, complice questo mare in tempesta che è internet, scopro che i germogli del rosolaccio si possono usare per preparare minestre, polpette di carne, cucinare con i fagioli e persino con la polenta taragna.

Ecco quindi il menù di questa sera:
  • Rotolo di carne ripieno di rosette di campo in crosta di pane
  • Fagioli con rosette di campo
  • Polenta taragna alle rosette di campo
A dire il vero speravo di poter fare anche un altro piatto, ma davvero non ce l'ho fatta. Ho però tenuto da parte un po' di erbette, vedremo nei prossimi giorni.

Per ora eccovi la ricetta del polpettone.

rotolo di carne in crosta con rosette di campo

Rotolo di carne ripieno di rosette di campo in crosta di pane

Ingredienti (per 4 persone)
  • 350 gr di macinato manzo (o di vitello)
  • 50 gr di ricotta
  • 50 gr di pane
  • 1 uovo
  • sale e pepe
  • latte q.b.
  • 100 gr di rosette di campo lessate
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 noce di burro
  • 200 gr di farina 00
  • 100 gr di acqua
  • 10 gr di lievito di birra
  • poco zucchero
Preparare l'impasto per la crosta, sciogliendo il lievito con lo zucchero e l'acqua tiepida. Impastare quindi per qualche minuto con la farina e mezzo cucchiaino di sale. Mettere a riposare coperto in luogo caldo per mezz'ora.

Passare le rosette di campo nel burro aromatizzato con l'aglio, salare, pepare e far raffreddare.

Bagnare il pane con il latte, strizzarlo e lavorarlo con le mani assieme alla carne, la ricotta, l'uovo, il sale ed il pepe.

Stendere quindi la pasta di pane sottile, disporre su questa la carne ed al centro lo strato di verdura. Arrotolare solo la carne. Praticare dei tagli leggermente diagonali sulla pasta che eccede il rotolo, in modo da fasciarlo come se si usassero dei nastri o delle fettucce.


rotolo di carne in crosta con rosette di campo
Spennellate con del latte e mettere in forno a 200°C per circa 30 minuti.

lunedì 8 febbraio 2010

Crostoli e zabaglione al recioto di Gambellara

crostoli e zabaglione al recioto di gambellara

Era da natale che una bella bottiglia di Recioto di Gambellara mi girava per casa, in attesa di trovare un dolce che la volesse accompagnare.

Il Recioto è un vino davvero speciale, prodotto con cura ed attenzione. Si ottiene da uva Garganega, mettendo le "recie" dei grappoli migliori ad appassire sospese, legate ai picai. A dicembre vengono pigiate ed il mosto fatto fermentare fino a primavera.

Quando oggi ho trovato in edicola un'inserto del Corriere del Veneto sui nostri vini e sul loro uso in cucina non me lo sono fatto scappare.
Dopo essermi letto le pagine dedicate a questo "oro" di Vicenza, mi son detto: "non vorrai lasciarlo li fino a quando diventa cattivo" !

Ho ripreso una ricetta proposta per realizzare uno zabaglione al Recioto. Anche i crostoli sono stati preparati usando, al posto di latte e grappa, questo pregiato vino.

Inutile dire che la bottiglia l'abbiamo finita per innaffiare i crostoli cosparsi dello zabaglione. Se bisogna farsi del male, tanto vale soffrire fino in fondo :D


crostoli e zabaglione al recioto di gambellara


Crostoli al Recioto
  • 1 uovo
  • 50 gr di zucchero
  • 25 gr di burro fuso
  • 1 bustina di vanillina
  • 50 gr di Recioto
  • 270 gr di farina
  • 1 pizzico di sale
Lavorare l'uovo con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere il burro fuso (e tiepido) a filo. Incorporare quindi il Recioto e tutte le polveri.
Lavorare almeno 15-20 minuti, ottenendo un impasto liscio.
Tirare con il mattarello sottilissimo, tagliare a rombi o rettangoli con la rotella dentata e far bollire nell'olio di semi non troppo caldo.
Mettere ad asciugare su carta assorbente e cospargere, ancora caldi, con lo zucchero

Zabaglione al Recioto
  • 2 tuorli
  • 4 cucchiai di zucchero (60 gr)
  • 1 bicchierino di Recioto.
Lavorare i tuorli con lo zucchero fino ad avere un impasto spumoso. Aggiugere a filo il Recioto e quindi cuocere a bagno maria, senza far mai bollire, fino a quando si addensa.

Servire freddo o caldo a seconda dei gusti.

venerdì 5 febbraio 2010

Pesche dolci toscane


pesche finte toscane

Mi sono riproposto di non acquistare più riviste o libri di cucina, soprattutto perchè mi sono reso conto che cercare una ricetta nei blog garantisce un buon risultato: a differenza di tante ricette che troviamo pubblicate su carta, queste sono ricette provate (e spesso riprovate) prima di essere pubblicate.

Inoltre chi pubblica, chi scatta, chi cucina e chi inventa la ricetta (se si tratta di una ricetta originale) sono la stessa persona. Quindi si può star certi che non c'è stata l'alterazione tipica del passa parola, e soprattutto che non si tratta di qualcosa buttato là per riempire un buco, ma di qualcosa che piace.

Detto questo saranno i chiari il motivo del mio proposito a non spendere più in libri e riviste... ma quando ho visto questo libriccino sui dolci toscani... non ho resistito.
E poi mi servono ispirazioni per i dolci da proporre ai miei colleghi nell'Angolo delle bontà.

Ecco allora il secondo esperimento, davvero buonissimo e bellissimo.

... come ? il primo ? Bhe mi ha smontato qualcuno in famiglia: dopo aver preparato con entusiasmo, appena arrivato a casa, la Schiacciata fiorentina mi sono sentito dire: "Buona, ma è solo una torta margherita... al gusto d'arancia".

Mi è passata la voglia di postare l'articolo, comunque è buona davvero quindi prima o poi la pubblico.

p.s.: ho scoperto, preparando questo dolce, che l'alchermes (a dispetto del nome) è un liquore italiano, toscano per la precisione, di antiche origini. Il nome deriva dal termine arabo al-qirmiz, che significa cocciniglia, perchè si usava appunto la cocciniglia come colorante. Era definito un elisir di lunga vita e fu reso noto da Caterina de' Medici che lo introdusse alla corte di Francia.

Ingredienti (per circa 25 pesche)

Per le pesche
  • 4 uova
  • 125 gr di burro ammorbidito
  • 250 gr di zucchero
  • 500 gr di farina
  • 2 bustine di lievito per dolci
  • sale
  • la buccia di 1/2 limone
Per la crema
  • 4 tuorli
  • 100 gr di zucchero
  • 60 gr di farina
  • 600 gr di latte
  • 1 bacello di vaniglia
  • 1 pizzico di sale
  • la buccia di 1/2 limone
Per la decorazione
  • 1/2 bicchiere d'acqua
  • 1/3 bicchiere di zucchero
  • 1/3 bicchiere di alchermes
  • zucchero per decorare
Preparazione
Lavorare il burro, le uova, lo zucchero, il pizzico di sale e la buccia di limone con la frusta. Aggiungere quindi la farina ed il lievito e lavorare con le mani fino ad ottenere un impasto simile alla frolla.
Far riposare in frigo nella pellicola fino a quando il forno non arriva a 200°C.
Stendere con il mattarello la pasta (nel mio caso ho fatto 3 infornate, quindi 1/3 della pasta) fino a circa 1 cm di spessore. Tagliare dei dischi da 4-5 cm e metterli sulla teglia ricoperta di carta forno.
Cuocere per circa 15 minuti fino a quando inizieranno a colorarsi. Non farli scurire troppo, altrimenti non si coloreranno bene.
Prima che si raffreddino del tutto scavarne l'interno che verrà poi riempito di crema.

Preparare la crema mettendo a bollire il latte con la vaniglia tagliata per la lunghezza. Battere le uova, il sale, lo zucchero ed il limone. Quando il composto diventa spumoso, aggiungere poco per volta la farina; far quindi incorporare al latte filtrato e versato a filo.
Rimettere sul fuoco molto dolce per 5-6 minuti oltre il bollore. Togliere dal tegame e mettere in un altro contenitore dove si dovrà battere nuovamente per qualche minuto (rende la crema più liscia).
Riempire le mezze pesche con la crema ed unirle due a due usando poca crema come collante.

Preparare anche la bagna sciogliendo a fuoco basso acqua e zucchero, ed aggiungendo, appena intiepidito, l'alchermes. Passare quindi le pesche prima nella bagna e poi nello zucchero.

mercoledì 3 febbraio 2010

La Torta della Bontà

torta delle bonta
Oggi parte sul blog Al cibo commestibile un nuovo contest: La torta della bontà.

Quando Genny mi ha chiesto qualche settimana fa di legare l'idea del contest ad una iniziativa benefica, mi si è aperto il cuore. Lo scorso Natale è partita da questo blog la raccolta Briciole di Bontà: al di là della raccolta fondi, una cosa che speravamo era dare risonanza all'Associazione la vita è un dono Onlus* ed al Progetto di ricerca che questa stava finanziando.
Speravamo così che l'iniziativa potesse richiamare altre persone ad aiutarci nella nostra impresa. E così è stato, e Genny è proprio la prima.

Come spiega Genny nel suo post, quello che viene chiesto è di proporre la torta su cui vorremmo spegnere le candeline di compleanno. Fra le (tante mi raccomando) ricette che perverranno, verrà scelto un pool di finaliste.
Queste verranno proposte nell'iniziativa iniziata lo scorso settembre: L'angolo delle bontà.
L'idea era nata quasi per gioco, era così semplice che (mi dicevo) non poteva non funzionare: proporre delle piccole bontà (stuzzichini, spuntini, colazioni) per dare l'occasione di fare qualcosa di buono, donare un libero contributo per sostenere la ricerca sulla Propionico Acidemia, una rara malattia genetica del metabolismo.

Per comodità ma anche perchè mi conoscono (e conoscono la mia storia) ho portato l'iniziativa nel mio ufficio. Poco per volta queste piccole briciole di bontà, di settimana in settimana hanno consentito di raccogliere, in meno di 3 mesi, un importante contributo: ben € 500,00.

Ed adesso Genny mi offre l'opportunità di offrire delle torte così speciali: vi assicuro che non vedo l'ora, anche perchè non è sempre facile pensare a qualcosa di nuovo, orginale, stuzzicante e che... ispiri bontà ;)

Anche i miei colleghi, devo ammette con grande senso di responsabilità, hanno accettato il difficile ruolo di giurati e ... hanno già il tovagliolo al collo :D

Quindi cos'altro dirvi, se non invitarvi a partecipare in tanti, tantissimi, ringraziare nuovamente Genny per il suo grandissimo cuore e la bellissima idea.
Un grazie speciale va poi alla pasticceria Loison ed al signor Dario Loison che in prima persona parteciperà alla selezione delle finaliste e quindi ed a premiare i vincitori (un premio dolce dolce mi dicono).

A presto allora.


Nota sull'associazione

L’Associazione La vita è un dono Onlus è nata per ricordare Davide Carbone e i suoi fratellini Luca e Simone, scomparsi a causa di una grave malattia metabolica, l'Acidemia Propionica, che impedisce, a chi ne è affetto, di metabolizzare le proteine.L'attività dell'Associazione è totalmente finalizzata a promuovere e sostenere lo studio di terapie e cure per le persone affette da Acidemia Propionica, perchè come scriveva Davide nel suo ultimo lavoro di classe, se La vita è un dono, è importante cercare sempre di proteggerla, anche quando è molto difficile e sembra impossibile.
Il Progetto Triennale di Ricerca sulle Acidemie Organiche , promosso e totalmente finanziato dall'Associazione Onlus “La vita è un dono”, è iniziato a dicembre 2009 e si svolgerà presso il Laboratorio di Malattie Metaboliche dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.